domenica 18 settembre 2011

In our shoes

Abbiamo deciso di usare ciascuna un avatar. Perche vi facciate un’idea di noi, della nostra personalità, senza però dover metterci la faccia (qualcuna di noi è un po’ timida..), ci siamo accordate sulle scarpe. Eccioè. Ci siamo fotografate le scarpe e ci riconoscerete da quelle. io ho scelto le Vans. Non che non mi piacciano i tacchi, però sono sempre stata una da Vans. Le trovate da ragazzini? Peggio per voi, le vans sono le scarpe più comode del mondo, sono fichissime, il mio fidanzato nel tempo libero fa skate e appena il pupo fa tre-anni-tre lo portiamo al Warped tour. Ecco qua.

Eva non ha nulla da dire sulla sua scelta, perché non ha scelto, quindi parlerò io per lei. Lei mette una foto dei suoi piedi scalzi. Perché è indecisa, perché è uno spirito libero e… ci dev’essere una terza ragione, perché le ragioni se non sono tre sono torti ed Eva non ha mai torto… e perché quando ha scattato la foto era in autostrada e, non dovendo guidare lei, si era messa in libertà. :) Stefy

Io, che sono Kiri, scelgo un paio di anfibi color rosa pastello. Perché? Perchè sono rock come gli anfibi e rosa come lo zucchero filato, la cosa più dolce che c’è. Perchè sono abbastanza british da essere approvati da Vivienne Westwood e abbastanza delicati da mostrarvi il mio lato più tenero; perchè sono rosa come la prima cartella che ho avuto alle elementari, quando avevo i capelli biondi come il grano e la mia scrittrice preferita era Beatrix Potter e perchè stanno da favola con una mini.

Eppoi Martina, per lei queste belle decoltè le abbiamo scelte noi: crediamo rispecchino il suo stile impeccabile, elegante e delicato. E soprattutto, a qualcuna toccava mettere i tacchi, e ci siamo decise per lei, che riteniamo la più adatta e che, mentre componevamo questo post, era a fare pipì.
Kiri

E poi c'è Kiri

Mmh e a me tocca parlare di Kiri. il blog porta il suo nome, e ciò potrebbe indurvi a credere che lei è la più importante del gruppo, una leader o qualcosa del genere, e che a me sia affidato il compito di presentarla perché sono la numero due. E invece no. il blog si chiama Cara Kiri non perché Kiri sia più carina o spiritosa di noi, né perché sia la più vecchia –è nata a gennaio, quindi sì, qualche mesetto in più ce l’ha- ma perché ci piaceva questa cosa della tradizione giapponese di infilarsi una spada nella pancia per non lasciarne la soddisfazione al nemico. il giusto misto di ironia, esotismo e quel pizzico di scandaloso che attrae la gente spiritosa. Il titolo piaceva soprattutto a me. Avete presente Tom Cruise in L’ultimo samurai? Adesso so che state pensando tutti due cose: uno. si dice harakiri, con la H e non con la C; due. L’ultimo samurai è probabilmente uno dei film più pallosi della storia del cinema. Sono vere sia l’una, sia l’altra. Ma uno. a noi non frega nulla di come si spanza un samurai e kiri ci è cara, non hara (abbiamo anche un’avversione per l’accento toscano, figuratevi!); due. sarà, ma io sono di quelle che continueranno a difendere Tom anche dovesse abbandonare Scientology per rifondare il Peoples temple di Jim Jones a Jonestown. Ma dovevo parlare di Kiri. Sapete, quando si chiede di descrivere un amico, la metà delle persone attacca col discorsone su quanto sia “solare”. Ecco, kiri non è solare neanche un po’. E’ piuttosto introversa, romantica, riflessiva, sensibile, e tutte queste cose qua. Però non fatevi l’idea di una con la testa tra le nuvole –quella è Martina, sì Martina è inutile che spalanchi quegli occhioni, è così, lo pensiamo tutte, anche Stefania, solo che è troppo educata per scriverlo nella tua presentazione. Oddio, sto divagando! Insomma, Kiri ha anche molto spirito pratico e mi ha salvata dai mille guai in cui mi sono cacciata negli ultimi anni (dal macellaio che si era innamorato di me e mi si era attaccato come una sanguisuga solo perché quando la sua fidanzata lo aveva mollato gli avevo assicurato che non avrebbe avuto difficoltà a trovarne una nuova; alla scrivania dipinta a mano dalla proprietaria dell’appartamento in cui vivo, che me ne concedeva l’uso neanche si trattasse di una tiara di diamanti, e sulla quale avevo fatto cadere del the bollente… Kiri, ti voglio bene, ti devo due birre!)

Ma procediamo con criterio e per prima cosa diciamo cosa fa Kiri nella vita. Kiri ha un negozio di cose importate dall’Inghilterra. Non si tratta di contrabbando cinese, anche se il fatto che si chiama Kiri vi legittima a pensarlo. Si tratta di anglofilia, malattia diffusa qua in Italia –avete presente tutti quei ragazzi che si fingono britannici? Be’, però a Kiri l’Inghilterra è sempre piaciuta e aprire questo emporio le permette di avere una scusa per andare a Portobello road due settimane no e tre sì. Ve l’ho detto, Kiri c’ha il senso pratico, e le sue furbate le sa fare. Eppoi Kiri non vende solo sciarpe per ragazzi indie, vende pure le porcellane inglesi che fanno felici le signore perbene. La casa di Kiri ha il parquet bianco a listoni grossi, una scala di legno bianco, panche bianche davanti alle finestre, un camino nella zona living e un fidanzato che si aggira coi boxer con l’Union Jack nella zona dreaming. Ama tantissimo l’happy hour, i personal computer, i Sex Pistols e naturalmente Vivienne Westwood. E’ una vera punk nel cuore, ribellione romantica e leggerezza di spirito. Il resto ve lo dirà lei. Oppure io, ma non adesso.

Un bacino,

Eva

Eva

Dunque, Eva. Il primo ricordo che ho di lei è quello di una sedicenne seduta al tavolino del bar di fronte alla mia scuola, accanto ad un ragazzino pieno di brufoli e con due grossi occhiali non brutto, in verità, ma tanto tanto secchione. Eva era proprio carina nella sua divisa verde e blu, quella della scuola privata davanti al mio liceo, da cui era dovuta fuggire dopo aver rubato quintali di cancelleria dai ripostigli del segretario. Perché lo avesse fatto? Era una monellata, certo, ma se le fosse andata bene sarebbe stato l’affare del secolo. Cancelleria in quantità in cambio di compiti per casa personalizzati. Sì, perché Eva non si limitava mica a copiare le versioni. Si faceva proprio scrivere i temi dai suoi “amici” secchioni. Sono sicura che lo avrebbero fatto senza farsi pregare anche se lei non avesse offerto in cambio quaderni fighissimi, perché Eva era così brillante, simpatica, bella, che qualsiasi coetaneo l’avrebbe seguita in capo al mondo. Io al tempo ero la ragazzina più timida del quartiere e stringere amicizia con lei mi aprì a un nuovo mondo. Eva aveva mille interessi: giocava a tennis, era la presidentessa del club filatelico giovanile, faceva danza, lavorava come volontaria in un dopo-scuola per bambini extracomunitari. Ma quello che mi piaceva di lei non era come riuscisse bene in tutto questo (per la verità non era brava praticamente in nulla, la sua specialità è davvero “vivere in questa giungla ch’è il mondo, amica mia!”) ma come fosse capace di saltare da un’attività all’altra nel giro di un mesetto. Perché Eva si annoiava a fare sempre “le stesse pallosissime cose”, come chiamava lei quelle che fino a qualche giorno prima definiva “le passioni della mia vita”. Magari vi ho dato l’idea di una ragazzina borghese che frequenta una scuola privata e partecipa a eventi charity. E invece Eva era tutt’altro che questo. Eva è davvero una ragazza libera, che fa solo quello che le va, che non si fa problemi a dire cose spiacevoli alla gente… tanto poi se la cava con un sorriso irresistibile che la fa sempre perdonare. E imparerete a conoscerla anche voi, e a perdonarla. Quando posterà un virus, spacciandolo per il link a un giveaway natalizio.

Kiri

Martina

Martina è l’anti-me. Nel nostro gruppo, se uno dovesse trovare due persone agli antipodi, be’ quelle saremmo io e Martina. Perché, vedete, io sono un po’, come dire?, qualcuno direbbe “infantile”, cosa che credo sia smentita dai fatti, se il mio pupo sta per arrivare al suo primo compleanno, senza che la sua mamma abbia ricevuto neanche un mezzo rimprovero dal pediatra. Però, tendenzialmente, sì, sono, almeno in un certo senso, una ragazza non proprio adulta adulta. E infatti quando ho bisogno del consiglio di una persona seria, io chiamo Martina. io e lei ci conosciamo da sempre, fin da quando eravamo bambine. Lei era una di quelle amiche con cui la mamma vuole sempre che tu vada a giocare, perché era davvero attenta, ubbidiente, intelligente e sincera. adesso che è grande, Martina lavora in una casa editrice famosa. Lei rilegge e corregge le bozze dei romanzi e li prepara, con acuto labor limae –un taglio di qua, una riduzione del pathos di là- alla pubblicazione. Ha fatto pure parte di parecchie giurie incaricate della premiazione di libri, concorsi celebri e concorsi più di nicchia. Eva dice che la Marti ha la testa tra le nuvole, ma non è così. Semplicemente, si lascia trascinare in quel mondo delicato o cruento, ovattato o spietato, in cui la portano i suoi libri.

Stefania

Stefania

Sapete come abbiamo scelto chi dovesse parlare di chi? Avete presente quando, prima di una missione, una banda di ladri decide chi farà il lavoro sporco tirando a turno un bastoncino da un mazzetto di fiammiferi? Be', noi abbiamo fatto all'incirca cosi. Chi avesse pescato il bastoncino senza punta avrebbe dovuto occuparsi della presentazione di Stefania. Puo sembrare una cosa poco lusinghiera per lei, ma non è così, tutt'altro. E' che Stefania è una ragazza veramente speciale. E' veramente una di quelle amiche di fronte a cui senti di aver sbagliato tutto nella vita. Perché Stefania sa essere leggera, anche frivola, spensierata, però sa sul serio impegnarsi in ciò che fa. E' una ragazza piena di contraddizioni che direi perfette. Pensate, un anno e mezzo fa, Stefania mi invita a casa sua per ‘prendere una tisana’. Eccheè 'sta storia della tisana? Da quando bevi tisane? E lei, traballando un po' sulla sedia, mi fa: ‘da una settimana’. Non sarai mica a dieta? faccio io. E a lei scappa un risolino totalmente cretino, mi guarda negli occhi, fa di nuovo un sorriso stupido, poi si fa seria, prende fiato e mi fa: ‘sono incinta’. Ora immaginate che una vostra amica, che ha venticinque anni, una borsa di studio per fare ricerca all'università, un fidanzato -storico, sì- ma che gioca ancora ai videogames, che nel dirvi che aspetta un figlio ride come una scema. Non potete che andare nel panico. Però, vedete, Stefania è davvero una mammina scrupolosissima, anche se quando porta il pupo a giocare al parco fa le linguacce alle bambine antipatiche e mette lo sgambetto ai barboncini che fanno la cacca sul marciapiede.

Martina