domenica 18 settembre 2011

E poi c'è Kiri

Mmh e a me tocca parlare di Kiri. il blog porta il suo nome, e ciò potrebbe indurvi a credere che lei è la più importante del gruppo, una leader o qualcosa del genere, e che a me sia affidato il compito di presentarla perché sono la numero due. E invece no. il blog si chiama Cara Kiri non perché Kiri sia più carina o spiritosa di noi, né perché sia la più vecchia –è nata a gennaio, quindi sì, qualche mesetto in più ce l’ha- ma perché ci piaceva questa cosa della tradizione giapponese di infilarsi una spada nella pancia per non lasciarne la soddisfazione al nemico. il giusto misto di ironia, esotismo e quel pizzico di scandaloso che attrae la gente spiritosa. Il titolo piaceva soprattutto a me. Avete presente Tom Cruise in L’ultimo samurai? Adesso so che state pensando tutti due cose: uno. si dice harakiri, con la H e non con la C; due. L’ultimo samurai è probabilmente uno dei film più pallosi della storia del cinema. Sono vere sia l’una, sia l’altra. Ma uno. a noi non frega nulla di come si spanza un samurai e kiri ci è cara, non hara (abbiamo anche un’avversione per l’accento toscano, figuratevi!); due. sarà, ma io sono di quelle che continueranno a difendere Tom anche dovesse abbandonare Scientology per rifondare il Peoples temple di Jim Jones a Jonestown. Ma dovevo parlare di Kiri. Sapete, quando si chiede di descrivere un amico, la metà delle persone attacca col discorsone su quanto sia “solare”. Ecco, kiri non è solare neanche un po’. E’ piuttosto introversa, romantica, riflessiva, sensibile, e tutte queste cose qua. Però non fatevi l’idea di una con la testa tra le nuvole –quella è Martina, sì Martina è inutile che spalanchi quegli occhioni, è così, lo pensiamo tutte, anche Stefania, solo che è troppo educata per scriverlo nella tua presentazione. Oddio, sto divagando! Insomma, Kiri ha anche molto spirito pratico e mi ha salvata dai mille guai in cui mi sono cacciata negli ultimi anni (dal macellaio che si era innamorato di me e mi si era attaccato come una sanguisuga solo perché quando la sua fidanzata lo aveva mollato gli avevo assicurato che non avrebbe avuto difficoltà a trovarne una nuova; alla scrivania dipinta a mano dalla proprietaria dell’appartamento in cui vivo, che me ne concedeva l’uso neanche si trattasse di una tiara di diamanti, e sulla quale avevo fatto cadere del the bollente… Kiri, ti voglio bene, ti devo due birre!)

Ma procediamo con criterio e per prima cosa diciamo cosa fa Kiri nella vita. Kiri ha un negozio di cose importate dall’Inghilterra. Non si tratta di contrabbando cinese, anche se il fatto che si chiama Kiri vi legittima a pensarlo. Si tratta di anglofilia, malattia diffusa qua in Italia –avete presente tutti quei ragazzi che si fingono britannici? Be’, però a Kiri l’Inghilterra è sempre piaciuta e aprire questo emporio le permette di avere una scusa per andare a Portobello road due settimane no e tre sì. Ve l’ho detto, Kiri c’ha il senso pratico, e le sue furbate le sa fare. Eppoi Kiri non vende solo sciarpe per ragazzi indie, vende pure le porcellane inglesi che fanno felici le signore perbene. La casa di Kiri ha il parquet bianco a listoni grossi, una scala di legno bianco, panche bianche davanti alle finestre, un camino nella zona living e un fidanzato che si aggira coi boxer con l’Union Jack nella zona dreaming. Ama tantissimo l’happy hour, i personal computer, i Sex Pistols e naturalmente Vivienne Westwood. E’ una vera punk nel cuore, ribellione romantica e leggerezza di spirito. Il resto ve lo dirà lei. Oppure io, ma non adesso.

Un bacino,

Eva

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